La produzione delle mattonelle: la stagionatura
Fondamentale nel processo produttivo è la “stagionatura”, corrispondente alla fase della cottura nella produzione ceramica. E’ questo un delicato passaggio della fase produttiva, essenziale nel determinare buona parte della qualità del prodotto finito e richiede, pertanto, alcune delucidazioni.
Due i tipi di stagionatura più utilizzati:
• stagionatura spontanea: avviene senza nessun intervento di controllo e dà come risultato produzioni incostanti e scadenti;
• stagionatura rapida a vapore: prima evoluzione rispetto alla stagionatura spontanea, avviene in locali chiusi saturati da vapore acqueo. Risultati: produzione costante, di buona qualità, ma con calo qualitativo del prodotto del 20-25% dovuto alla eccessiva rapidità e parziale innaturalità con cui il vapore fa maturare il manufatto.
Negli ultimi anni c’è stato un grosso impegno nella ricerca di tecnologie per la stagionatura atte ad evitare gli atavici cali qualitativi del prodotto; la ditta Grandinetti ha messo a punto e brevettato un nuovo metodo chiamato “microcamere-curing”. Il metodo consiste in questo: il prodotto stagiona naturalmente grazie al proprio calore ed alla propria umidità essendo esso racchiuso in microcamere (contenenti da 2 a 6 mattonelle ciascuna) che impediscono la resa incontrollata dell’acqua oltre che l’accellerazione innaturale del processo di indurimento.
nuove sezioni sito www.grandinetti.it
il sito www.grandinetti.it si arricchiesce di 81 immagini di ambientazioni nelle sezioni: graniglie, pastine, accessori, decem, tessellatum, incisi, gra veneziana, esterni, mosaici, romanorum opus musivum. Tutte le immagini sono complete di descrizione. A presto per nuovi aggiornamenti!
Storia dei pavimenti in agglomerato: parte III
Gli agglomerati cementizi composti da elementi prefabbricati costituiscono una delle più importanti novità ed il campo di sviluppo, nel XX secolo, nel mondo degli agglomerati.
In Italia la tecnica di compattazione dei minerali per ricavarne superfici calpestabili era ed è una specialità che risale ad alcuni secoli e che si riallaccia alle più antiche e preziose forme del mosaico greco paleocristiano.
Nei primi anni del XX secolo la straordinaria capacità di alcuni artigiani manifatturieri, frutto anche di valide scuole professionali, rese possibile lo sviluppo e la prosecuzione, poi anche nell’industria, del capitale culturale dell’arte pavimentale accumulata nei secoli.
La prefabbricazione aggiunse all’agglomerato non solo qualità ma anche e soprattutto una durevolezza quasi senza limiti. La prefabbricazione, infatti, consentì dei passaggi produttivi quali la “vibrazione dell’impasto”, la “compressione dell’impasto” e la “stagionatura controllata non possibili con le tecnologie del passato.
Col passare degli anni e con l’affinamento delle tecnologie la produzione delle marmette si adattò alle nuove richieste del mercato, iniziò quindi un processo di costituzione della marmetta e del marmettone non più solo su scala artigianale; vi fu uno sviluppo su scala industriale della marmetta ed una sempre più minuziosa tecnologizzazione del settore.
L’estro compositivo e la valente maestria dei produttori italiani, la varietà e la bellezza dei marmi d’Italia, la plasticità ed il legante idraulico migliore al mondo furono gli elementi che resero attuabili moltissime varietà e tipi di pavimentazione e che fecero dell’Italia il leader mondiale nella produzione delle marmette e dei marmettoni.
Collezione Ruggeri-Mannucci – progetto arch. Parisi
La collezione Ruggeri-Mannucci nacque nel 2001 ad opera della Fondazione Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana che, in virtù della sua “mission” di tutela e valorizzazione del patrimonio storico –artistico dell’area fabrianese e cuprense e dei suoi protagonisti, decise di acquisire un cospicuo nucleo di opere degli artisti Quirino Ruggeri ed Edgardo Mannucci, rispettivamente nativi di Albacina e Fabriano.
Settantanove in totale i capolavori acquistati dalla Fondazione Carifac presso gli eredi dei due artisti, dei quali sessantuno di Mannucci e diciotto di Ruggeri, salvaguardando questo patrimonio da un’eventuale dispersione e garantendone la permanenza sul territorio.
Tale acquisizione ha dato origine a due progetti espositivi importanti: il primo relativo alla grande mostra tenutasi nel 2005, tra Fabriano e Cupramontana, dal titolo “ Mannucci e il Novecento. L’immaginario atomico e cosmico”; il secondo attiene alla creazione di una sede permanente in cui collocare la collezione e assicurarne la fruibilità al grande pubblico.
Con la realizzazione della nuova sede della Fondazione Carifac, dunque ha preso forma anche lo spazio espositivo permanente destinato ad ospitare una selezione delle opere della raccolta. Sei sono le sale che costituiscono il percorso di visita, due dedicate a Ruggeri e quattro a Mannucci, che si succedono secondo un criterio storico-cronologico, allo scopo di accompagnare il visitatore in un viaggio ideale nello svolgimento della carriera artistica di due grandi protagonisti della scultura italiana del Novecento.
Tutte le superfici orizzontali sono rivestite in legno e graniglia grandinetti. Il pavimento in mosaico della stanza principale è stato sviluppato interamente su misura partendo dai motivi ornamentali dell’affresco a soffitto, trasferiti sulle mattonelle in formato 60×60 cm. La posa in opera è stata curata tenendo conto dell’accostamento tra materiali diversi che, alla luce del risultato, mostrano oltre agli evidenti pregi estetici versatilità e semplicità di realizzazione.
La Collezione è visitabile, con ingresso in Via Gioberti 5 – Fabriano (An), nei giorni di sabato e domenica, dalle ore 17 alle 19.
http://www.fondazionecarifac.it/
la posa in opera a collante
Materiale da levigare in opera:
- Le superfici di posa devono essere compatte e prive di olii, grassi, incrostazioni, polvere, ecc.. Nel caso di superfici molto assorbenti è indispensabile inumidire il fondo con lattice di gomma diluito in parti: 1:3 con acqua, prima di procedere alla spalmatura dell’impasto.
- Miscelare in un recipiente pulito della normale colla per pavimenti con acqua. L’impasto così ottenuto rimane lavorabile per circa 3/4 ore a seconda delle condizioni ambientali.
- L’impasto ottenuto si spalma sulla superficie da rivestire con apposita spatola dentata. E’ importante spalmare una quantità d’impasto sufficiente (meglio abbondante) per una buona adesione della piastrella.
- Dopo la stesura a piccole superfici del collante si applicano le piastrelle, curandone la battitura che deve essere uniforme, ed avendo cura di distanziare le marmette di 1 mm. l’una dall’altra utilizzando appositi distanziatori.
- La boiacca per la sigillatura delle fughe non deve essere applicata prima di 5 o 6 giorni dalla posa delle piastrelle.
Materiale prelucidato o anticato:
- Il prelucidato e l’anticato vengono posati in opera con collanti. Aver cura di lasciare tra una mattonella e l’altra uno spazio di 1 mm. (utilizzare distanziatori da 1 mm.).
- La colla opportunamente diluita si spalma sulla superficie da rivestire con apposita spatola dentata. E’ importante spalmare una quantità di colla sufficiente per una buona adesione delle piastrelle. Quando sussiste la necessità di un ulteriore livellamento, spalmare una piccola quantità di colla sul retro della mattonella, ed allettare.
- Applicare le piastrelle avendo cura che la battitura sia uniforme.
- Per la stuccatura delle fughe applicare prodotto fornito da Grandinetti, seguendo le istruzioni stampate nel sacco. L’eccesso di stucco va tolto subito con dei panni bagnati o spugnone. E’ assolutamente necessario livellare le mattonelle con cura e precisione.
Nuova sezione grandinetti.it: pavimenti antichi
Inaugurata una nuova sezione del sito riguardante i pavimenti di recupero in graniglia, pastina e cementina all’indirizzo
https://www.grandinetti.it/it/pavimenti_antichi.htm
Mattonelle vissute, che portano su di loro il calpestio di
decenni, sono sapientemente selezionate e presentate nei
“pavimenti antichi”: vecchie mattonelle che hanno ancora
molto da mostrare e da offrire.
La patina superficiale dei decori e delle tinte unite
d’epoca, oltre che proteggere il pavimento dallo sporco,
infonde alle mattonelle un aspetto unico, tipico dello stile
che contraddistingue questo tipo di materiale. Le soluzioni
di posa e utilizzo qui proposte sono illimitate poichè le
marmette, le pastine e le cementine d’epoca possono essere
abbinate ai nuovi materiali prodotti dalla Grandinetti,
sempre nel rispetto dei canoni estetici e tecnici di un
tempo.
La marcatura Ce sulle pavimentazioni in graniglia: Uni En 13748-1
Come per tutti i prodotti da costruzione anche le mattonelle in graniglia debbono obbligatoriamente rispettare dei precisi standard indicati nella normativa di riferimento Uni En 13748.
Nello specifico per le pavimentazioni da interno la normativa è la Uni n 13748-1, essa difinisce gli standard per la marcatura C E delle mattonelle definendole su diversi punti quali: l’assorbimento, le dimensioni, le resitenze a carico e rottura, la resistenza al fuoco, la scivolosità la planarità della superficie e la rettilineità degli spigoli, oltre a questo definisce il FPC (controllo di produzione in fabbrica) e la gestione dell’approvvigionamento della materie prime che devono anch’esse essere certificate. La marcatura C E deve essere accomapagnata dai dati che identificano il produttore, le indicazioni sulle caratteristiche del prodotto, le ultime due cifre dell’anno della certificazione e l’eventuale identificazione dell’organismo che controlla la produzione. Queste informazioni debbono accompagnare la merce o comunque debbono essere presenti nei documenti di spedizione.
La normativa inserisce per la prima volta una distinzione tra la mattonelle in graniglia monostrato e quelle in doppiostrato. La ditta Grandinetti possiede questa marcatura, presto online i certificati.
Storia dei pavimenti in agglomerato: parte II
La marmetta in graniglia nasce alla fine del 1800, parallelamente all’invenzione e all’utilizzo del cemento, usato come legante per le schegge ottenute dalla frantumazione dei più svariati tipi di marmo (da qui l’origine della vasta gamma di colori che caratterizza la produzione delle marmette in graniglia) a costituire l’impasto successivamente pressato in forme.
La “pastina”, invece, che potremo definire il genitore della graniglia in quanto costituisce la pavimentazione di numerossisimi palazzi e abitazioni del 1800 e del primo ‘900, è caratterizzata da una macinazione molto più sottile del marmo rispetto alla marmetta e dalla successiva miscelazione con leganti idraulici e ossidi naturali.
Progettualmente, stilisticamente, esteticamente la marmetta in graniglia è certamente ispirata agli stupendi pavimenti in “terrazzo alla veneziana” che venivano interamente realizzati sul posto e che ornano ancora oggi le più belle ville d’Italia (basti pensare alle ville del Palladio). Tanto che, nella più semplicistica analisi, la marmetta può essere considerata una sorta di pavimento alla veneziana “precostituito”.
Determinanti nella valorizzazione dei pavimenti in graniglia sono stati gli ornamenti: greche, bordure e tappeti che abbelliscono i fondi in tinta unita.
Questi ornamenti, oggi divenuti dei classici, nacquero e si svilupparono nei primi decenni del ‘900 e si suddividono ancor oggi in “geometrici” e “floreali” secondo le due tendenze culturali allora dominanti: quella liberty (1910/20), in Italia più propriamente detta “floreale”, e quella futurista (1930/40) che predilige movimenti e geometrie.
Lo stile sotto i piedi
Il classico pavimento a scacchi si reinventa: a stella, a spina di pesce o alla Escher.
guarda l’articolo pubblicato su “AT casa” by corriere della sera e su “Case da abitare”: