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Storia dei pavimenti in agglomerato: parte I

Il terrazzo o battuto alla veneziana è così chiamato perché nella città lagunare ha raggiunto il massimo sviluppo e splendore. Esso trova i propri antefatti ancora all’inizio della storia pavimentale in Grecia, dove i pavimenti costituiti da sassi di torrente erano disposti e cementati con calce e argilla. In seguito questo tipo di pavimentazione assai semplice fu, soprattutto in epoca romana, sostituito da varie tecniche di pavimentazione tra cui per noi è interessante l’opus signinum che ebbe, sembra, pure il nome di pavimentum barbaricum.

In Italia l’opus signinum era realizzato con una mescolanza di cocciopesto e calce che assumeva un colore rosaceo: per questo era anche chiamato pavimentum testaceum. Se nell’impasto erano inserite anche scaglie di marmo, venima chiamato opus segmentatum. Esempi di pavimenti segmentato, risalenti al I secolo d.C., si trovano tra la basilica ed il campanile di Aquileia nello strato più profondo.

Già nell’antica Roma si distinguevano i pavimenta e particolari tipi di pavimenti detti lithostrota, antichi mosaici pavimenti eseguiti con la tessitura di piccole pietre.

I pavimenta, invece, sono pavimenti battuti; pare il termine stesso abbia in sé la radice pavcomune dal latino pavire che significa appunto “battere”, come del resto è spiegato nel testo di Plinio (Nat. Hist., XXXVI, 185).

Si tratta dunque di pavimenti fatti di calce con una tecnica e degli ingredienti simili a quelli degli intonaci.

Il pavimento musivo (opus tesselatum o talvolta anche vermiculatum) raggiunge la massima perfezione verso la fine dell’Impero Romano, in età paleocristiana e bizantina. In questo periodo infatti l’avvento della cristianizzazione fece prevalere il mosaico sulla pittura. Successivamente con le invasioni barbariche quest’arte si spense pur continuando, tuttavia, ad essere tramandata secondo modalità non ancora chiare. E’ merito anche, e soprattutto, degli artigiani friulani l’aver riscoperto e rivalutato la pavimentazione ornamentale, poiché a loro appartiene lo sviluppo della pavimentazione a terrazzo che realizzavano servendosi di ciottoli di vari colori raccolti sul greto dei fiumi Meduma, Tagliamento e Cellina e che chiamavano battuto. I terrazzieri, attirati dalla nascente attività commerciale e dall’espansione edilizia del centro lagunare, portarono il mestiere a Venezia dove si svilupparono talmente da entrare a far parte delle associazioni d’arte sin dal 1586.

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